Blackout (20 page)

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Authors: Gianluca Morozzi

ULTIMA ORA

Finalmente è tutto chiaro, tutto perfettamente chiaro. Non è mai successo niente, è stato un incubo, uno strano e lungo incubo.

Ripercorre tutto dall’inizio, andando a ritroso e ripartendo da un punto ben preciso.

Scende dall’autobus.

Cerca le chiavi.

Un ragazzo le tiene aperto il portone.

Lei lo ringrazia con un lieve sorriso.

Aspettano l’ascensore.

Arriva un uomo dalle enormi basette.

Bofonchia un saluto di circostanza.

L’ascensore arriva.

Claudia entra per prima, seguita dal ragazzo, poi dall’uomo con le grandi basette.

L’ascensore sale tranquillamente, come ogni giorno. Ognuno scende al proprio piano, il ragazzo, il sosia di Elvis. Ognuno ritorna alla propria vita, senza più incrociare quella degli altri.

Claudia apre la porta. Si toglie l’uniforme. Entra nella cabina della doccia.

Lascia scorrere l’acqua. Assapora il contatto sulla pelle. Apre la bocca. Beve. Cerca il sapone. Trova la testa schiacciata di Ferro.

Grida. Cerca di uscire dalla cabina ma fuori dalla cabina c’è un muro di solida pietra. L’acqua è diventata bollente. Brucia come il fiato di un drago.

«Devi toglierti l’armatura» suggerisce la testa di Ferro, «devi toglierti l’armatura. Non riuscirai mai a uscire, se non ti togli l’armatura.»

Claudia obbedisce.

(il trillo di un cellulare, da un altro mondo)

Si strappa la pelle corrosa dall’acqua rovente, centimetro dopo centimetro. Quando avrà finito, lo sa, sarà magra abbastanza per strisciare fuori.

(si sta muovendo verso il basso)

Quando non è che uno scheletro, sorride e scivola fuori. È accolta da un uragano di applausi, dalla luce dei riflettori, da urla isteriche.

(si sta fermando)

Ferro ha il costume di scena di Elvis. Le porge il microfono, dice: «Ti vedo in forma splendida, Claudia, cosa ci vuoi dire di questa esperienza?»

Le luci dei riflettori sono fortissime, violente.

(voci oltre la porta)

Il pubblico urla troppo forte, Ferro chiede sorridendo un po’ di silenzio.

«Be’» risponde Claudia, stringendo mani di entusiasti ammiratori, «cosa posso dire? Non entrate mai in un tunnel in armatura, e portatevi sempre dietro due, o anche tre bottiglie d’acqua.»

«Brava e spiritosa la nostra Claudia» trilla Ferro. Pubblicità.

Claudia s’inchina al pubblico.

SI ALZA IL SIPARIO

La porta dell’ascensore si apre. Wilmo si affaccia nella cabina. Sussulta, fa una smorfia nauseata.

Claudia sorride sulla soglia, sporca di sangue.

«Devo firmare la liberatoria, vero?» rantola stridula. «Sapete già quando andrò in onda? Voglio avvisare i miei genitori. »

I suoi denti brillano bianchissimi, accecanti nella luce del mattino.

SEI MESI DOPO

Claudia e Tomas sono fianco a fianco al centro dello studio, stretti tra i comici, il mangiatore di spade, i cantanti dei tempi che furono, gli addestratori di vermi, l’intero cast della soap italiana
Aspettando un giorno di sole
, tutti sotto i riflettori.

Il programma per famiglie della domenica pomeriggio ha appena ceduto il posto alla fascia pubblicitaria. Colui che tutto può ne approfitta per farsi aggiustare il trucco, un cantante col parrucchino per approcciare una bella attrice della soap.

Claudia indossa ancora il costume di Lara Croft; ha dovuto prestarsi a un penoso sketch con i comici, solo venti minuti prima. Tomas ha la maglietta con il logo di
Blackout
, il cappellino di
Blackout
, la felpa col cappuccio di
Blackout.
Nel pubblico ci sono venti o trenta adolescenti vestiti esattamente come lui, ragazzine che strillano, che mostrano cartelli col suo nome circondato di cuoricini. Dietro le quinte, Wilmo e Walter stanno mangiando la faccia per qualche motivo al direttore di produzione. Importanti come sono diventati, potrebbero mangiare la faccia anche a Dio e agli arcangeli in persona.

Il lancio mediatico di
Blackout
era stato perfetto e dirompente.

A inizio settembre, al rientro in massa degli italiani dalle ferie, tg e giornali si erano rimpallati l’incredibile notizia: nella notte di ferragosto, due poveri ragazzi erano rimasti chiusi in ascensore con un maniaco omicida. Per un’inopinata coincidenza, una telecamera aveva ripreso tutto l’accaduto. Il filmato integrale era in fase di montaggio, e sarebbe stato presto mandato in onda in quanto documento eccezionale. A puntate, data la lunghezza.

La carriera del maniaco era stata data in pasto al pubblico nei minimi dettagli.

I video trovati nell’appartamento al ventesimo piano avevano fatto luce su tutta una serie di misteriose sparizioni, sulle orrende imprese di Aldo Ferro e del suo complice Gianfabio Brandauer, un noto dentista morto qualche tempo prima. Le indagini avevano condotto a una capanna nel bosco, a un relitto senza mente legato a una sedia, a un congelatore pieno di orribili resti. Agli spettatori, ovviamente, nulla era stato risparmiato.

Il suocero di Ferro aveva reagito indossando l’alta uniforme e impiccandosi per la vergogna. La moglie del maniaco era svanita chissà dove col figlio, per sottrarsi all’assedio dei giornalisti.

Grazie a quell’astuta campagna mediatica, alle poche e contradditorie notizie fatte trapelare, la prima puntata di
Blackout
era stata preceduta da un clima di spasmodica attesa. Wilmo e Walter non avevano anticipato nulla di ciò che sarebbe andato in onda, ma erano stati assolutamente prodighi di particolari quando avevano dovuto illustrare la genesi di quel documento crudo ma straordinario.

Tutto era nato da un’innocua candid camera sul comportamento degli italiani in ascensore, avevano detto, su come si fingono di cercare le chiavi, sulle conversazioni meteorologiche tra un piano e l’altro, un programma con blande pretese sociologiche. L’inizio delle riprese era previsto per settembre, ma le telecamere erano state montate già da ferragosto per approfittare dell’esodo estivo, lavorare con tranquillità.

Poi, a telecamere montate, c’era stato il blackout.

Uno scherzo del caso.

Il
caso
aveva voluto che l’ascensore si fosse guastato con tre persone a bordo. E lo stesso
caso
aveva fatto sı̀ che le telecamere, dall’alimentazione indipendente, si fossero attivate automaticamente a causa del cortocircuito. E che avessero ripreso a immagine fissa, del tutto fortuitamente, quello che era accaduto in cabina.

Al mattino Wilmo e Walter avevano rilevato un inspiegabile consumo di energia. Accorsi a controllare, avevano scoperto l’accaduto e liberato Claudia e Tomas. Sul
come
la spiegazione era stata abbastanza lacunosa, ma, del resto, le immagini non mostravano Wilmo entrare per primo in cabina? Wilmo che soccorreva Claudia e Tomas?

In questa ricostruzione, a essere sinceri, si potevano trovare tanti di quei buchi da farci precipitare dentro un’autocisterna. Ma del resto, gli italiani non erano il popolo che aveva reso miliardari i maghi delle TV private? Gli italiani non si erano forse bevuti cinquant’anni di balle colossali, di aerei spontaneamente esplosi in volo, di proiettili deviati da calcinacci magici, cose del genere?

Se si erano bevuti tutto questo, sempre convinti di essere furbi, furbissimi, i più furbi di tutti, be’, non potevano bersi anche la storiella delle telecamere senzienti? E poi, suvvia, la perizia dei tecnici aveva confermato la ricostruzione di Wilmo e Walter.

Anche se la perizia, ovviamente, era stata fintissima. Orchestrata, come sempre, dalle canoniche telefonate di Colui che tutto può.

Ma tutto questo, il popolo italiano non lo sapeva.

Aveva bevuto tutto, apprezzandone pure il sapore.

Cosı̀, preparato il terreno e alimentata l’attesa, l’Italia intera si era schierata compatta davanti alla prima puntata di
Blackout
. Finalmente.

Il giorno dopo, negli uffici, sull’autobus, a scuola, non si parlava d’altro.

Tomas, il tenero sedicenne adorato da mamme, nonne e ragazzine!

Claudia, all’apparenza fragile, ma dura e di ferro come un ninja!

Ferro, all’apparenza rispettabile ed eccentrico, in realtà un terribile maniaco omicida!

Cosa sarebbe successo a quei due poveri ragazzi chiusi in ascensore? Per quanto tempo Aldo Ferro sarebbe riuscito a controllare il suo istinto predatorio?

Tutta la penisola era stata contagiata dalla febbre di
Blackout
, in un delirio collettivo a ogni livello.

I rilievi di pochi, isolati scettici - sullo strano funzionamento delle porte, per esempio, o sulla curiosa coincidenza dei tre cellulari fuori uso - erano stati degradati allo stadio di paranoie complottiste, vaneggiamenti snob da intellettuali ansiosi di elevarsi sulla massa.

Il cliffhanger finale della quinta puntata - Aldo Ferro che accoltellava Tomas e si girava minaccioso verso Claudia, un attimo prima dei titoli di coda! - aveva raggelato una nazione intera.

Quando Wilmo e Walter avevano avuto in mano i dati di ascolto della sesta puntata, la puntata della morte di Aldo Ferro, non erano riusciti a dire una parola. Si erano guardati con gli occhi luccicanti, tremanti, commossi.

Colui che tutto può, in carne e ossa, si era congratulato col figlio e col suo geniale socio. Portando, teatralmente, una bottiglia di Crystal e tre bicchieri.

E allora, Wilmo e Walter avevano capito di avercela fatta.

Mentre il programma ipnotizzava la nazione intera, Tomas e Claudia venivano curati a spese della rete in una clinica privata. Isolati, anonimi e protetti: fino all’ultima puntata di
Blackout
, nessuno doveva conoscere il destino finale dei due ragazzi nell’ascensore. Era stata fatta un’eccezione solo per Francesca e Bea, che erano state ammesse nella clinica dopo aver firmato una valanga di clausole di riservatezza.

Francesca era entrata in clinica con un braccio rotto e un occhio nero.

Una caduta dalle scale.

Aveva detto.

La rete aveva ingaggiato uno squadrone di avvocati pronti a difendere Claudia dalle accuse di omicidio, nel caso qualcuno avesse messo in dubbio l’ipotesi di legittima difesa. Poi aveva fatto distruggere i nastri con le interviste ai vicini di casa, e messo a tacere i vicini stessi con qualche altro sostanzioso assegno.

Subito dopo l’ultima, trionfale puntata di
Blackout
, l’isolamento era finito. Nella trasmissione per famiglie della domenica pomeriggio, gli eroi dell’ascensore erano stati finalmente esposti al mondo.

Tomas e Claudia erano apparsi sotto i riflettori in un autentico delirio popolare. Gente impazzita, urla, ragazze con enormi cartelli. Flash dei fotografi, musiche roboanti, i loro nomi urlati all’infinito. Si erano guardati, spaventati, spaesati.

La rete aveva anche orchestrato un finto incontro in diretta: Tomas e Francesca avevano finto di riabbracciarsi per la prima volta dopo la storia dell’ascensore, mamme e nonne avevano intriso i fazzoletti di lacrime, davanti a quella messa in scena studiata nei minimi dettagli. Colui che tutto può, sornione, aveva sfoderato il suo miglior tono paterno. Aveva imposto le mani sulle spalle di Tomas e Francesca, aveva detto: «Ragazzi, lo so che prima di quella storiaccia brutta dell’ascensore progettavate di sposarvi, ma date retta a me, non abbiate fretta, siete giovani, pensate prima a finire la scuola e poi fate quello che volete, va bene?»

Il pubblico era tutto in piedi ad applaudire.

La rete non aveva ideato nessun incontro analogo per Claudia. La sua storia d’amore con Bea, be’, non era proprio in linea con i toni familiaristi della domenica pomeriggio.

I vertici della rete avevano proposto a Claudia di presentarsi con un finto fidanzato, magari alternativo e noglobal, prima di cambiare rotta e decidere di lanciarla come la Bad girl, la ragazza d’acciaio che terrorizza ogni genere di uomo. A Claudia, la cosa non era dispiaciuta. Almeno si era evitata quella pagliacciata del finto fidanzato.

L’incontro con Bea in clinica era stato breve e imbarazzante. Claudia non aveva trovato niente da dirle, niente, proprio niente. L’ascensore l’aveva masticata, sputata e riforgiata, e la nuova Claudia non sentiva di avere più niente in comune con gli affetti della sua vita precedente.

Ne aveva parlato a lungo col suo nuovo terapista, nelle sedute del martedı̀ pagate dalla rete.

La fascia pubblicitaria sta per finire. È appena andata in onda la telepromozione del redivivo Giampi Supermaxieroe, riesumato su esplicita richiesta di Tomas.

I primi tempi avrebbero potuto chiedere qualunque cosa, gli eroi di
Blackout
. Se Tomas avesse fatto richiesta di entrare negli U2, be’, Colui che tutto può avrebbe fatto a Bono e The Edge un discorsetto persuasivo convincendoli a varare una nuova formazione a cinque con il doppio chitarrista.

Tomas aveva sfruttato quel potere assoluto per rendere felice la sua Francesca. Il Supermaxieroe aveva pianto di gioia per quella pietosa elemosina, lo aveva abbracciato in lacrime ripetendo «Ragazzo mio, ragazzo mio», non smetteva più di stringerlo.

Claudia e Tomas erano stati il perno della trasmissione per quattro o cinque puntate, ma alla lunga, be’, non si può andare avanti all’infinito a spiegare come si è sconfitto Aldo Ferro con una leva da judo, o come si spacca il timpano di un serial killer con la chiave della cantina. Piano piano l’interesse intorno ai due era scemato, e il comico romanesco greve, le scosciate, gli scrittori gossip, domenica dopo domenica, avevano riconquistato gli spazi perduti.

Claudia e Tomas si erano ridotti a far presenza, intanto che la rete cercava di indirizzarli su altre strade. Per Claudia era pronto il ruolo della spia sexy in una fiction, plagio spudorato di
Nikita
. Per Tomas, un programma musicale dal target spietatamente giovanile.

Nell’attesa facevano mucchio tra il mangiatore di spade, l’addestratore di vermi, i comici, il cast della soap-opera.

«È la tua ragazza, quella in prima fila?» sussurra Claudia.

«Sı̀» risponde Tomas, «Francesca.»

Claudia sogghigna in un modo che, curiosamente, ricorda il ghigno di Aldo Ferro. «La sa, la tua ragazza, la storia della sequenza tagliata?»

Tomas la guarda perplesso. «Quale sequenza tagliata?»

«Ah» dice lei piano «non sei aggiornato. C’è una voce che corre su internet, si dice che i produttori di
Blackout
abbiano tagliato una sequenza di sesso. Intorno alla dodicesima ora.»

«Quale sequenza di sesso?» trasale lui, senza farsi sentire dall’addestratore di vermi.

«Tra noi due» sogghigna ancora lei. «Ti avrei quasi violentato, in pratica. Dicono che i produttori avrebbero censurato tutto col fatto che sei minorenne, ma ormai la sequenza tagliata è una leggenda urbana tra le più radicate, in rete.»

Tomas diventa rosso, balbetta: «No, non è vero, non è mai successo».

«Ti sarebbe piaciuto» ghigna Claudia, e poi la pubblicità finisce, per fortuna. Colui che tutto può ha appena finito di farsi aggiustare il trucco, ora sta richiamando all’ordine le truppe.

Tomas non parla più molto volentieri, con Claudia. Lo inquieta terribilmente, parlare con Claudia.

Claudia che fissa il vuoto, che si muove meccanica, con un sorrisetto lontano, indecifrabile.

L’orchestra inizia a suonare un medley di vecchi successi. Tutto il cast della trasmissione canta sguaiato, in un pastone in cui
La Bamba
sfocia inopinatamente in
Voglio andare a vivere in campagna
e poi in
Azzurro
, senza soluzione di continuità.

Claudia e Tomas sono al centro di quel vortice clownesco, risucchiati dalle luci, dal pubblico che batte le mani, dall’incalzare dell’orchestra, e davanti alle telecamere tutto si muove veloce, cosı̀ veloce che non si può spezzare il vortice, proprio non si può.

Cosı̀, quando l’orchestra attacca
Brazil
, Tomas poggia le mani sulle spalle di Claudia. Claudia, su quelle del mangiatore di spade che le sta davanti.

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