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Authors: Dante

Paradiso (55 page)

               
Se sì di tutti li altri esser vuo’ certo,

               
di retro al mio parlar ten vien col viso

102
         
girando su per lo beato serto.

               
Quell’ altro fiammeggiare esce del riso   

               
di Grazïan, che l’uno e l’altro foro

105
         
aiutò sì che piace in paradiso.

               
L’altro ch’appresso addorna il nostro coro,   

               
quel Pietro fu che con la poverella

108
         
offerse a Santa Chiesa suo tesoro.

               
La quinta luce, ch’è tra noi più bella,   

               
spira di tale amor, che tutto ’l mondo   

111
         
là giù ne gola di saper novella:

               
entro v’è l’alta mente u’ sì profondo

               
saver fu messo, che, se ’l vero è vero,

114
         
a veder tanto non surse il secondo.

               
Appresso vedi il lume di quel cero   

               
che giù in carne più a dentro vide

117
         
l’angelica natura e ’l ministero.

               
Ne l’altra piccioletta luce ride   

               
quello avvocato de’ tempi cristiani

120
         
del cui latino Augustin si provide.

               
Or se tu l’occhio de la mente trani   

               
di luce in luce dietro a le mie lode,

123
         
già de l’ottava con sete rimani.

               
Per vedere ogne ben dentro vi gode

               
l’anima santa che ’l mondo fallace

126
         
fa manifesto a chi di lei ben ode.

               
Lo corpo ond’ ella fu cacciata giace

               
giuso in Cieldauro; ed essa da martiro   

129
         
e da essilio venne a questa pace.

               
Vedi oltre fiammeggiar l’ardente spiro   

               
d’Isidoro, di Beda e di Riccardo,   

   

132
         
che a considerar fu più che viro.

               
Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,   

   

               
è ’l lume d’uno spirto che ’n pensieri

135
         
gravi a morir li parve venir tardo:

               
essa è la luce etterna di Sigieri,

               
che, leggendo nel Vico de li Strami,

138
         
silogizzò invidïosi veri.”   

               
Indi, come orologio che ne chiami   

               
ne l’ora che la sposa di Dio surge

141
         
a mattinar lo sposo perché l’ami,

               
che l’una parte e l’altra tira e urge,

               
tin tin sonando con sì dolce nota,

144
         
che ’l ben disposto spirto d’amor turge;   

               
così vid’ ïo la gloriosa rota

               
muoversi e render voce a voce in tempra

               
e in dolcezza ch’esser non pò nota

148
         
se non colà dove gioir s’insempra.

PARADISO XI

               
O insensata cura de’ mortali,   

   

               
quanto son difettivi silogismi   

3
             
quei che ti fanno in basso batter l’ali!   

               
Chi dietro a
iura
e chi ad amforismi   

               
sen giva, e chi seguendo sacerdozio,   

6
             
e chi regnar per forza o per sofismi,

               
e chi rubare e chi civil negozio,

               
chi nel diletto de la carne involto

9
             
s’affaticava e chi si dava a l’ozio,

               
quando, da tutte queste cose sciolto,   

               
con Bëatrice m’era suso in cielo

12
           
cotanto glorïosamente accolto.

               
Poi che ciascuno fu tornato ne lo   

               
punto del cerchio in che avanti s’era,

15
           
fermossi, come a candellier candelo.

               
E io senti’ dentro a quella lumera

               
che pria m’avea parlato, sorridendo

18
           
incominciar, faccendosi più mera:

               
“Così com’ io del suo raggio resplendo,   

               
sì, riguardando ne la luce etterna,

21
           
li tuoi pensieri onde cagioni apprendo.

               
Tu dubbi, e hai voler che si ricerna   

               
in sì aperta e ’n si distesa lingua

24
           
lo dicer mio, ch’al tuo sentir si sterna,

               
ove dinanzi dissi: ‘U’ ben s’impingua,’

               
e là u’ dissi: ‘Non nacque il secondo’;

27
           
e qui è uopo che ben si distingua.

               
La provedenza, che governa il mondo   

               
con quel consiglio nel quale ogne aspetto

30
           
creato è vinto pria che vada al fondo,

               
però che andasse ver’ lo suo diletto

               
la sposa di colui ch’ad alte grida

33
           
disposò lei col sangue benedetto,

               
in sé sicura e anche a lui più fida,   

               
due principi ordinò in suo favore,

36
           
che quinci e quindi le fosser per guida.

               
L’un fu tutto serafico in ardore;   

   

               
l’altro per sapïenza in terra fue

39
           
di cherubica luce uno splendore.

               
De l’un dirò, però che d’amendue

               
si dice l’un pregiando, qual ch’om prende,

42
           
perch’ ad un fine fur l’opere sue.

               
Intra Tupino e l’acqua che discende   

   

               
del colle eletto dal beato Ubaldo,   

45
           
fertile costa d’alto monte pende,

               
onde Perugia sente freddo e caldo

               
da Porta Sole; e di rietro le piange   

48
           
per grave giogo Nocera con Gualdo.   

               
Di questa costa, là dov’ ella frange

               
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,

51
           
come fa questo talvolta di Gange.   

               
Però chi d’esso loco fa parole,

               
non dica Ascesi, ché direbbe corto,   

54
           
ma Orïente, se proprio dir vuole.

               
Non era ancor molto lontan da l’orto,   

               
ch’el cominciò a far sentir la terra   

57
           
de la sua gran virtute alcun conforto;

               
ché per tal donna, giovinetto, in guerra   

               
del padre corse, a cui, come a la morte,

60
           
la porta del piacer nessun diserra;   

               
e dinanzi a la sua spirital corte   

               
et coram patre
le si fece unito;

63
           
poscia di dì in dì l’amò più forte.

               
Questa, privata del primo marito,   

               
millecent’ anni e più dispetta e scura

66
           
fino a costui si stette sanza invito;

               
né valse udir che la trovò sicura   

               
con Amiclate, al suon de la sua voce,

69
           
colui ch’a tutto ’l mondo fé paura;

               
né valse esser costante né feroce,   

               
sì che, dove Maria rimase giuso,

72
           
ella con Cristo pianse in su la croce.   

               
Ma perch’ io non proceda troppo chiuso,   

               
Francesco e Povertà per questi amanti   

75
           
prendi oramai nel mio parlar diffuso.

               
La lor concordia e i lor lieti sembianti,   

               
amore e maraviglia e dolce sguardo   

78
           
facieno esser cagion di pensier santi;

               
tanto che ’l venerabile Bernardo   

               
si scalzò prima, e dietro a tanta pace

81
           
corse e, correndo, li parve esser tardo.

               
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!   

               
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro

84
           
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.   

               
Indi sen va quel padre e quel maestro   

               
con la sua donna e con quella famiglia

87
           
che già legava l’umile capestro.   

               
Né li gravò viltà di cuor le ciglia   

               
per esser fi’ di Pietro Bernardone,

90
           
né per parer dispetto a maraviglia;

               
ma regalmente sua dura intenzione   

               
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe   

93
           
primo sigillo a sua religïone.

               
Poi che la gente poverella crebbe   

   

               
dietro a costui, la cui mirabil vita

96
           
meglio in gloria del ciel si canterebbe,   

               
di seconda corona redimita

               
fu per Onorio da l’Etterno Spiro

99
           
la santa voglia d’esto archimandrita.   

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